Segretariato Missioni Estere Cappuccini Puglia Onlus

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NENSHAT - Il padre buono che tutti vorrebbero e che l’Albania ha

p. Flaviano Ricciardi

Il suo nome è Flaviano Ricciardi, sacerdote dell’ordine francescano dei cappuccini appartenente alla Provincia di Puglia e nello Stato della penisola balcanica dalla fine di agosto del 2012.
Nel convento di Nenshat, villaggio di duemila anime a nord della terra delle aquile, il frate di origini triggianesi opera al fianco del padre guardiano fra’ Bonaventura, di fra’ John e di padre Prel, questi ultimi entrambi albanesi.

Combinazione geniale nelle intenzioni di una Provincia religiosa desiderosa di immettere un imprinting missionario di esperienza e saggezza nel contesto di un territorio martoriato nel tempo da una dittatura comunista dalle tracce permanenti nonostante i venticinque anni dalla fine del regime politico: «Nei miei due anni in Albania - la riflessione del frate pugliese che all’alba dei 74 anni si è rimesso in discussione dopo una vita trascorsa nei conventi salentini, a Montescaglioso e a Giovinazzo - constato ancora tanti problemi economici, disoccupazione dilagante e casi estremi di povertà. Qui la gente non ha di che mangiare, vive in case umide, prive di pavimentazione e appendici delle stalle in cui si allevano animali per la sopravvivenza. C’è da inventarsi la giornata se si pensa che un operario, bene che gli vada, guadagna giornalmente 1.500 lek (l’equivalente di circa 10 euro, ndr) per dodici ore di lavoro. Gli stipendi mensili medi si aggirano sui 200 euro, quasi la stessa cifra per retribuire gli insegnanti delle scuole pubbliche. Per le pensioni sociali lo Stato versa non più di 50 euro al mese. Da queste cifre devono campare famiglie numerose».

Visita Pastorale
«Sento l’urgenza di andare incontro a questi casi estremi», prosegue padre Flaviano aggiustandosi gli occhiali che valorizzano la folta barba bianca. «Per queste famiglie è un onore ospitare un sacerdote. Sino all’anno scorso, visitavo una famiglia al giorno, soprattutto per l’approviggionamento delle medicine che puntualmente scarseggiano. Qualche mese fa ho procurato un colluttorio per curare un bambino afflitto per settimane dal mal di gola. Questo la dice lunga sulle condizioni mediche e sanitarie del posto. Quando posso, infilo dei farmaci in valigia nei viaggi di ritorno dall’Italia. Non ci sono alternative». Stesso discorso per le cure mediche: «Per risanare la piaga ad un piede fratturato di un ragazzo siamo ricorsi alle suore del posto perché l’ospedale pubblico non era all’altezza».

Scuola bus
Quel furgoncino bianco a nove posti acquistato di secondo mano per poche miglialia di euro rappresenta una manna dal cielo. Padre Flaviano lo custodisce quasi come una reliquia...da strada: «Da settembre a giugno, mi serve dal lunedì al venerdì per accompagnare e riprendere i ragazzi da casa a scuola e viceversa. Il giro inizia alle 7.30 di mattina per recuperare oltre quaranta ragazzi. La scuola elementare dista tre chilometri. Quella superiore, sette. Poi li riprendo intorno alle 13». Servizio prezioso. Ma non per tutti: «In primavera - ricorda con amarezza - mentre ero alla guida sono stato fermato e minacciato a bastoni da alcuni uomini. A loro il taxi degli studenti non piace».

Pastore di anime
Le ritorsioni non fermano l’anima missionaria. Cuoco perfetto del convento (in prevalenza, prepara gustosi piatti a chilometro zero con ortaggi e verdure raccolti nell’orto del convento), padre Flaviano vive a pieno il servizio pastorale: «Al centro ci sono le liturgie a Dheu - i - leht (letteralmente terra buona, ndr) e - il martedì - ad Hejmel. La novità è rappresentata dall’oratorio domenicale prolungato per oltre due ore a partire dalle 13.30. Alle attività nella chiesa di San Michele partecipano 25 ragazzi di sesta e settima classe. Insieme recitiamo rosario e litanie, svolgiamo una lezione sui dieci comandamenti prima della distribuzione di corneti e cioccolata uniti a giochi a premi».

"Case" da costruire
Le chiese domestiche come pallino per i mesi a venire. I nuovi obiettivi missionari dei cappuccini presenti a Nenshat puntano dritto alle famiglie: «Proveremo ad assicurare maggiore presenza nelle famiglie organizzando anche incontri mirati in chiesa sulle problematiche della fede. Si tratterà di momenti formativi - puntualizza il frate - rivolti soprattutto agli adulti. Molti di loro non conoscono il Decalogo e spesso ricevono l’eucaristia senza nemmeno confessarsi».

Questo il progetto: «Lo sforzo verso la gente consisterà nell’introdurre una carica psicologica e una spinta culturale per restituirgli la dingità di persone non più succubi dei prepotenti. Persiste ancora la paura della vendetta, il timore reverenziale verso i potenti persino nel rivendicare diritti legittimi. Preoccupandosi di eventuali ritorsioni, i residenti di Hejmel hanno più volte rifiutato di accompagnarmi dal sindaco per fare asfaltare le strade del villaggio. Una ripicca politica vale purtroppo più di sacrosanti bisogni».
Formazione e meditazione viaggiano a braccetto: «Il desiderio è di sviluppare una rete di appuntamenti di preghiera comunitaria con adorazioni eucaristiche, momenti di silenzio del cuore per curare le anime e lo spirito». I lavori in corso al convento non sono casuali. Il «cappotto» esterno rivestirà il perimetro della sruttura per temperare le quattro stanze e la cappellina del piano terra e le cinque camere del livello superiore. Al primo piano sarà disponibile anche una stanza per incontri coi gruppi o per ospitare visitatori di passaggio.

Risultati visibili
«A dare un senso alla missione - la chiosa di padre Flaviano - sono per esempio i banchi pieni durante la messa domenicale delle 9. Il coro dei ragazzi mi porta alle stelle. La bellezza della fede ci suggerisce di accrescere uno spirito magnanimo e aperto, di considerarci tutti fratelli e di avvicinarci a chi ha più bisogno di noi. Il Signore provvederà a tutto».

Pierpaolo Paterno

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